Un oggetto indimenticato una bevanda spiritosa che ha tenuto compagnia e tepore a un'intera generazione.
La storia
Il nome deriva dal latino medievale cordialis, dalla radice latina cor cordis (cuore): come l'etimologia suggerisce, i cordiali sono bevande alcoliche pensate per scaldare il cuore, rinvigorire, fornire energie. Nel Medioevo, il termine spiriti cordiali si riferiva a quelle che si pensava fossero sostanze vitali che fluivano attraverso il corpo, alla maniera del sangue o degli umori. Successivamente, il termine cordiale si utilizzò per definire un liquore (di solito dolce) o qualsiasi tipo di medicina o bevanda stimolante, chiamato così per la convinzione diffusa che avesse un’azione rinvigorente per il cuore. In letteratura, gli scrittori hanno a lungo utilizzato il termine in senso figurato: «Così continuò, parlandomi così allegramente, e cose così allegre, che fu un cordiale per la mia stessa anima sentirlo parlare» Daniel Defoe, Roxana o L'amante fortunata (1724)
Il cordiale
Successivamente il termine ‘cordiale’ si è allargato, andando a definire liquori alcolici da bersi in piccole dosi a fine pasto – lo testimoniano i “bicchierini da cordiale” in voga dalla fine dell’800 e indicando il consumo di qualsiasi digestivo, amaro, liquore capaci di ristorare e ridare forze. In Italia il cordiale si è molto diffuso, solitamente destinato a un pubblico maschile, nei bar di quartiere e nelle piccole città, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, ideale per accompagnare una conversazione o per scaldarsi in inverno. Oggi è difficile trovare un cordiale in un bar, anche se l’espressione cordialino è stata coniata per dare un nome alla tipica bottiglietta di superalcolico che si trova nei bar, nei frigobar degli alberghi o servita a bordo di navi e aerei.
Al servizio delle truppe
Forse non tutti sanno che il cordiale non “scaldava i cuori” solo nei caffè: per decenni ha accompagnato – in bottiglie mignon e anche sotto forma di gel, in bustina alluminata – le notti di guardia dei giovani militari di leva. Era infatti distribuito in caserma e faceva parte delle razioni da combattimento dell’Esercito Italiano. A 18 anni dalla fine della leva obbligatoria, la tradizione del cordiale continua grazie anche all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze – oggi l’unica azienda farmaceutica dello Stato – che continua a produrre la versione icona del servizio militare obbligatorio e che, insieme al Cioccolato Militare, è tutt’oggi parte della Razione K dell’Esercito Italiano. L’edizione vintage dell’equipaggiamento militare di leva comprendeva anche i Boli al Mentolo (piccole pastiglie mentolate e balsamiche) e i cordiali artigianali in bottiglie di vetro stile vecchia farmacia. Il cordiale d’ordinanza era chiamato Amaro degli Alpini consumato nelle fredde notti di guardia, nelle tormente di neve e lungo i ghiacciai per dar loro una botta di calore. La lunga tradizione della liquoreria dell’Istituto Farmaceutico Militare risale al 1877, con la creazione dell’Enocordial – un brandy invecchiato almeno tre anni in botti di rovere – e dell’Elisir di China, ottenuto tramite estrazione a freddo da corteccia di china e scorza di arancio amaro, quindi invecchiato almeno un anno in botti di rovere secondo una storica ricetta della Farmacopea Militare.
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